Thursday, March 25, 2021

DanteDì in Nuova Zelanda: Marco Sonzogni, "Quantum of Dante" e "More favourable Waters".

     


Quest’anno, in occasione del settecentenario della morte di Dante Alighieri, l’Italia e il mondo intero celebrano il Sommo Poeta con una serie di eventi e celebrazioni quali i DanteDì (le “giornate dantesche” o, nel mondo anglosassone, i Dante Day) il 25 marzo e il 14 maggio.
Proprio in occasione del primo DanteDì, e poi, a seguire, il 16 aprile, la Società Dante Alighieri di Auckland ha organizzato due presentazioni di due volumi di grande interesse e peculiarità.
Il primo porta il titolo di More favourable Waters, ed è un’antologia di 33 poeti contemporanei neozelandesi ai quali è stato chiesto di rispondere, con una propria opera originale, al Purgatorio di Dante. 
L’antologia, è stata curata dagli editor Marco Sonzogni (Victoria University) e Timothy Smith (Oxford University), con la collaborazione dell’Ambasciata italiana in Nuova Zelanda e dell’Istituto Italiano di Cultura di Sydney. More favourable Waters, verrà pubblicato, appunto, il 25 marzo, in occasione del DanteDì.
Marco Sonzogni è anche l’editor del secondo testo, dal titolo Quantum of Dante, pubblicato in un’edizione limitata dall’editore Beatnik (https://www.beatnikbooks.co/products/quantum-of-dante ), con illustrazioni di Ant Sang, multipremiato artista, illustratore e autore di graphic novel, le cui opere sono ampiamente pubblicate negli Stati Uniti e in Gran Bretagna, Canada, Francia, Taiwan, Australia e Nuova Zelanda Aotearoa. 
Abbiamo avuto la fortuna di incontrare Marco Sonzogni ad Auckland, prima dell’uscita dei due volumi, e abbiamo colto l’opportunità per porgli alcune domande.

1) Cominciamo da te, Marco. Sul sito della Victoria University di Wellington, di cui sei Reader in Translation Studies (Professore Associato di Traduttologia), vieni definito  “an award winning poet, literary translator and editor”. Per quanti non ti conoscano e vogliano avere più informazioni sul tuo conto, puoi parlarci del tuo percorso umano e professionale, e di come sei approdato in Nuova Zelanda Aotearoa?

Faccio sempre fatica a parlare di me e delle mie cose. Mi sono laureato in lingue e letterature straniere all’Università degli Studi di Pavia, dove sono stato un allievo dell’Almo Collegio Borromeo. Una borsa di studio per scrivere la tesi mi ha portato in Irlanda, dove sono poi rimasto per 12 anni completando la mia formazione accademica (master e dottorato) e iniziando a insegnare e a pubblicare. Siccome il contratto di Faculty Fellow non sarebbe stato rinnovato ho deciso di fare domanda altrove e nel giro di poche settimana ho messo la mia vita in due valigie e sono partito per le “miglior acque” della Nuova Zelanda, dove vivo e lavoro dal 2005. La poesia di Eugenio Montale e la poesia di Seamus Heaney mi hanno accompagnato in questo viaggio transoceanico.

2) Quantum of Dante, che uscirà in edizione limitata  il 25 marzo 2021 in occasione del Dantedì e delle celebrazioni per i 700 anni dalla morte di Dante, è stato definito un’opera brillante, una sorta di celebrazione tra forma e contenuto, lingua e immagine, testo e libro... Una “creazione”, insomma, destinata a diventare un cult. Quando e come è nata l’idea di questa pubblicazione? E di cosa si tratta esattamente?

Fin da bambino, crescendo in campagna, sono sempre rimasto meravigliato dal mondo della natura e in particolare dagli animali, con cui c’era un contatto quotidiano. Studiando mi sono appassionato ai bestiari medievali e al significato simbolico delle formiche. E quando ho visto la formica inglese – ant – nel nome di Dante mi sono detto: devi fare qualcosa. Ne avevo parlato a George Steiner e Umberto Eco l’ultima volta che li ho visti – infatti li cito entrambi: dal loro modo di affrontare le cime della grande letteratura ho preso coraggio per la mia piccola scalata, rispettosa e irriverente allo stesso tempo. Ho quindi trasformato la Commedia in un formicaio – ogni volta che le tre lettere, ant, appaiono nel testo sono state evidenziate, quindi l’effetto ottico dà l’idea che il testo sia stato invaso da qualcosa – macchie di umidità o di inchiostro o altro. E nei margini marciano le formiche che mi ha disegnato l’amico Ant Sang, perché progetti come questo o li spingi fino in fondo o non hanno senso. E in fondo, nell’ultima occorrenza delle tre lettere in fantasia (“all’alta fantasia qui mancò possa” Pd XXXIII 142), la formica entra nel testo e sostituisce le lettere, come per altro anticipato in copertina. E nella mia nota editoriale chiamo in causa anche il primo italiano ad arrivare down under sull’Endeavour di James Cook, Antonio Ponto, e invoco un presunto whakapapa che ha inizio con il figlio illegittimo di Antonia Alighieri, la figlia suora del sommo poeta, e Giovanni Boccaccio...  Sally Greer di Beatnik ha creato un librino meraviglioso: sembra un salterio medievale... non aggiungo altro per non rovinare la sorpresa di chi se lo ritroverà per scelta o per caso tra le mani.

3) All’uscita di Quantum of Dante si accompagna quella di More Favourable Waters, di cui sei ancora una volta l’editor, in questo caso insieme a Timothy Smith (Oxford University).  More favourable Waters, uscirà in contemporanea a "Quantum of Dante" ed è stato pubblicato anche grazie al contributo dell’Ambasciata Italiana in Nuova Zelanda e dell’Istituto Italiano di Cultura di Sydney. Si tratta di un’antologia di poeti contemporanei neozelandesi che ‘rispondono’, al Purgatorio di Dante: un’idea bellissima, far incontrare poeti all’apparenza così agli antipodi, sia in termini di tempo che di spazio. Cosa ne è venuto fuori?

Ho assegnato un passo da ciascun canto del Purgatorio – cantica che Dante (cito in versi nell’ultima risposta) ‘ambienta’ proprio nell’emisfero australe, il nostro – a 33 poeti contemporanei di etnie, generazioni e stili diversi. Ne è uscita una antologia davvero particolare proprio perché è un dono doppio: rappresenta la poesia di Aotearoa New Zealand ed omaggia il sommo poeta (il titolo, More favourable waters, riprende proprio il primo verso del Purgatorio, “miglior acque”,  nella traduzione inglese di Clive James). Secondo me Dante avrebbe approvato l’idea e anche il risultato... Mi piace pensare così almeno!

4) L'Italia e la Nuova Zelanda Aotearoa sono agli antipodi, dal punto di vista geografico e, secondo alcuni, anche culturale. Se dovessi parlarne a un italiano per cui la Nuova Zelanda è solo sinonimo di rugby, Coppa America e Maori, cosa gli diresti del panorama letterario e, nello specifico, di quello legato alla poesia e all’arte di quest’isola nel sud del Pacifico?

Credo che ognuno alla fine debba percorrere la strada che sente più affine alle proprie esigenze umane e professionali. Come in tanti altri aspetti della vita – dalla politica alla tecnologia, dall’economia all’istruzione; dalla politica all’ambiente, in seno a una forte tradizione come nel segno dell’innovazione (di cui il successo di Team NZ nella recente Coppa America è l’ennesimo esempio) –
Nuova Zelanda punches above its weight anche nella letteratura. Racconti (genere prediletto da queste parti) ma anche romanzi (Eleanor Catton ha vinto giovanissima il Man Booker Prize) e poesie scritti in Aotearoa New Zealand hanno lasciato un segno particolare e potente nella letteratura mondiale dai primi anni del Novecento (Katherine Mansfield muore trentenne nel 1923) ad oggi.

5) Una domanda che amo fare a chi, come te, ha a che fare con le traduzioni. Calvino dice che tradurre è un’arte, e che il passaggio da un testo letterario in un’altra lingua richiede ogni volta un qualche tipo di miracolo. Sei d’accordo? Come ti comporti quando ti appresti ad affrontare una traduzione?

Tradurre letteratura (ma non solo) è sicuramente un’arte ma per esserlo comporta tecnica e quindi studio. Richiede umiltà ma anche sfrontatezza perché a volte è davvero difficile trovare soluzioni ‘complete’ da ogni punto di vista. La traduzione è come la magia: dietro un numero che ammalia c’è tanto, tanto, tanto lavoro ‘sporco’: i trucchi del mestiere del traduttore sono in parte frutto di intuizione, di talento e anche di fortuna e in parte sono costruiti sulle basi solide della conoscenza e dell’esperienza. 

6) Con l’ultima domanda vorrei tornare alle uscite di Quantum of Dante e More favourable Waters  e all’eredità che il Sommo Poeta ha lasciato nella cultura, non solo italiana ma anche, ormai possiamo dirlo, del mondo intero. Sono passati settecento anni, siamo andati sulla Luna e ci apprestiamo a sbarcare su Marte, abbiamo inventato i computer e le intelligenze artificiali, il mondo è profondamente cambiato rispetto a quello dell’Italia del ‘300: eppure la Divina Commedia continua ad essere considerata un’opera di grande attualità. Come ne spiegheresti le ragioni a un neozelandese che legge per la prima volta i testi di Dante?

La Divina Commedia è, in fondo, un libro di grande umanità (non fu Dante del resto a scegliere quell’aggettivo) in quanto è la storia di un essere umano, di un cittadino, che affronta il male, antico e moderno, in tutte le sue manifestazioni, per arrivare infine al bene più alto, quello duraturo. Un percorso che potremmo e anzi dovremmo fare tutti, al di là dei nostri convincimenti personali e professionali, e indipendentemente dalle ideologie politiche o spirituali che sentiamo più prossime alla nostra indole. Ho riletto Inferno, Purgatorio e Paradiso durante il lockdown, iniziato tra l’altro nello stesso giorno in cui Dante ha iniziato il suo viaggio ultraterreno... (25 marzo, Dante Dì). In Italia, come sai, “E quindi uscimmo a riveder le stelle” (If XXXIII 139) è diventato subito mantra di una speranza che purtroppo non si è ancora del tutto compiuta ma che speriamo si compia presto. Se Dante ci ha lasciato in eredità qualcosa è proprio questo invito a tener duro, a soffrire, a sperare. Le stelle, dopo tutto, non sono così lontane. E le nostre down under sono particolarmente belle:

I’ mi volsi a man destra, e puosi mente
a l’altro polo, e vidi quattro stelle
non viste mai fuor ch’a la prima gente.

Goder pareva ’l ciel di lor fiammelle:
oh settentrïonal vedovo sito,
poi che privato se’ di mirar quelle!

(Pg I 22-27)