"La Grande Napoli"
Un resoconto della Console onoraria d'Italia ad Auckland, Lindsey Jones.
Chi avrebbe mai detto che fra i compiti del Console onorario d’Italia ad Auckland ci fosse anche la
convalida dei documenti per le navi italiane che arrivano al suo porto?
Il 15 luglio ha ormeggiato al Bledisloe Wharf un cargo adibito al trasporto di veicoli: una nave
enorme della Grimaldi Lines, un parallelepipedo bianco alto 11 piani, con una striscia gialla sulla
linea di galleggiamento. Un blocco galleggiante, La Grande Napoli, registrata a Palermo, non
particolarmente graziosa da vedere.
Il comandante mi aveva inviato un'e-mail qualche giorno prima con l’elenco delle pratiche di cui avrei
dovuto occuparmi, e avevamo fissato un appuntamento nel mio ufficio. È intervenuto però il mare
mosso, la nave era in ritardo e la tempistica stringente. Dal mare aperto, utilizzando un telefono
satellitare, e con una voce alquanto distorta e gracchiante, il comandante mi ha chiesto di andare a
fare le pratiche a bordo, dopo l’arrivo della nave in porto. Non sapendo cosa aspettarmi e avendo
paura che la nave lasciasse il porto con me ancora a bordo, gli ho chiesto di poter essere
accompagnata da mio marito. (In modo da poter essere aiutata in caso di necessità: inoltre, sapere
che ci sarebbe stato mi avrebbe fatto sentire meno in ansia.)
Non c’era problema. Il comandante Carinci era un uomo garbato, cortese e coinvolgente: un
padrone di casa perfetto.
Dopo aver superato i controlli di sicurezza portuali (piuttosto inefficienti, devo dire), siamo saliti su un
furgoncino e siamo stati scortati alla Grande Napoli, a poppa, dove siamo saliti con massima
attenzione su per una rampa larga che conduceva dentro la pancia della nave. Mi è venuto in mente
Pinocchio nella pancia del pescecane, salvo che Pinocchio aveva visto una barchetta mentre noi
abbiamo visto macchine, camion, trattori e mezzi agricoli, la cui funzione era tutt’altro che chiara -
fila dopo fila, piano dopo piano, veicoli nuovi di zecca e di tutti i colori. La pancia della Grande
Napoli non era che un parcheggio grandissimo.
Abbiamo preso un ascensore, schiacciati al suo interno con gli agenti marittimi, fino al penultimo
piano, dove ho sbrigato le pratiche consolari mentre nella sala adiacente mio marito e gli agenti
discutevano delle questioni mondiali. Poi il comandante ci ha accompagnati a fare un giro: sul ponte
ci siamo fermati a guardare il panello strumenti e la vista su Stanley Point e la sua scogliera crollata;
abbiamo visto la palestra e la sala da pranzo dove il comandante ci ha presentati allo chef italiano,
che ci ha dato degli squisiti biscotti appena sfornati; siamo andati sul ponte esterno e vuoto, dove di
notte il comandante fa le sue passeggiate, e abbiamo visto da un punto di vista del tutto diverso la
città di Auckland. Alla fine, abbiamo anche dato un'occhiata veloce alla sala macchine, dove tutto
era grande e rumoroso.
Mentre le luci della città si accendevano, abbiamo ridisceso la larga rampa e ci siamo immersi nel
tramonto. Il comandante è tornato ai suoi alloggi e al suo ultimo viaggio prima di andare in
pensione. Le macchine, i camion e gli strani mezzi agricoli continuavano a fuoriuscire dalla pancia
della nave e a trovare i loro posti nel parcheggio sulla terraferma.
Era stato un pomeriggio eccezionale. Grazie Comandante Carinci per la Sua cortesia, per la Sua
passione e per aver reso quella che altrimenti sarebbe stata un’attività fastidiosa di firmare e
timbrare documenti un’esperienza piacevolissima e indimenticabile.