Sik-Sik. L’artefice magico è un atto
unico di Eduardo de Filippo, che fu messo in scena per la prima volta nel 1929
e da allora in poi è divenuto un classico del teatro napoletano e della
napolitanità.
È considerato un piccolo capolavoro
drammaturgico, nel quale, in poco più di mezz’ora, viene messa in scena una
serata qualunque di un illusionista di terz’ordine, Sik-Sik, e di sua moglie
Giorgetta, che sebbene incinta è costretta ad aiutare il marito a sbarcare il
lunario (sbarcare il lunario = to scrape a
living).
Per questa messa in scena alla Dante,
il nostro insegnante Matteo Telara ha tradotto il testo in italiano e l’ha
adattato ad un pubblico di lingua inglese. Ne consegue che vi sono alcune
differenze rispetto alla versione originale.
La
storia:
Sik-Sik
e la moglie incinta arrivano al teatro dove devono esibirsi.
È
tardi, e il compare di Sik-Sik (ovvero colui che deve confondersi tra il
pubblico per aiutarlo a far riuscire i trucchi) non c’è.
Sik-Sik
decide di chiedere a un passante di prendere il suo posto.
Il
passante, sfortunatamente, è un inglese che non capisce benissimo l’italiano.
Si sviluppano quindi molte incomprensioni tra i due. Tuttavia Sik-Sik riesce a
spiegare tutti i trucchi che di solito mette in scena.
A
questo punto, però, arriva anche il vero aiutante dell’illusionista, che vuole
comunque prender parte allo spettacolo e che comincia a litigare col passante.
I
due continuano a litigare anche dopo, in teatro, durante l’esibizione di
Sik-Sik, e a causa loro, malgrado gli sforzi del povero illusionista e della
moglie, lo spettacolo si rivela un completo fallimento.